La Tempra del ristoratore: da Tuccino
Testo e Foto di Franz Gustincich
Il sole avvolge ed esalta gli azzurri del cielo e del mare, gli spruzzi spumosi delle onde che si frangono sugli scogli rinfrescano l’aria.
Dalla terrazza coperta del ristorante si sente il profumo del mare. I capricci del vento profumano la sala ora del salmastro dell’Adriatico, ora del profumo della cucina o del banco del pesce, posto proprio all’ingresso. Un tripudio di aromi, cui si aggiunge una venatura delle spezie dell’orto o dei peperoni messi a seccare nel retro della cucina dallo chef Enzo Florio, che prosegue la tradizione di bontà delle cose semplici di Vito Centrone.
Vito Centrone, detto Tuccino aveva un capanno sulla spiaggia di Polignano a Mare, dove serviva frutti di mare, cozze e provolone, olive, e altre prelibatezze della cucina marinara, quella dei sapori semplici, che oggi – in tempi di grandi chef – è ancora più apprezzata.
Dalla spiaggia al ristorante i sapori non sono cambiati e, grazie a Pasquale, figlio di Vito e Tonetta, sono anzi migliorati. Pasquale, erede della tradizione e del soprannome del padre, ha contribuito in primis con la sua cultura enologica, e poi con l’arricchimento del menu e le ricerca della qualità e del piacere gastronomico.
Pasquale ha la tempra del ristoratore di purissima razza ed eleva il locale di famiglia ad altezze incredibili. Anche quando viene colto dalla terribile malattia, la SLA, che lo costringe ad una paralisi quasi totale, non smette di lottare per sé e di pensare al ristorante, di vivere la vita con intensità e di dialogare con le migliaia di amici che frequentano la sua pagina Facebook usando, per scrivere, solo il movimento degli occhi.
Da Tuccino, c’è una grande cucina. In senso gastronomico ed architettonico. Vasta, con reparti dedicati, dove ogni anno collaborano chef di alta levatura che si prodigano a cucinare per il “Pranzo a Mare”, pranzo di beneficenza, per raccogliere fondi per la ricerca contro la SLA. Lo scorso anno erano in 25, un numero elevatissimo di stelle Michelin, riuniti in gruppi di cinque, alla pari, ricoprendo ognuno tutti i ruoli: chef, sous chef, commis. Il risultato è stato il raggiungimento dell’eccellenza culinaria. Il 2015, tuttavia, ne aveva visti solo nove, con le brigate al seguito, e fu un tripudio. Nel 2017 la cena si terrà il 19 giugno, e ne daremo conto in queste pagine.
La cucina, tuttavia, è il regno di Enzo Florio, uno chef che, fossero tutti come lui, le scuole di cucina avrebbero chiuso da un pezzo: autodidatta, da vent’anni a quei fornelli e, soprattutto, appassionato della ricerca di nuove soluzioni attraverso i sapori antichi. Coadiuvato dal Sous-chef Vito Aversa, Enzo riesce a far piacere il pesce anche ai più carnivori, e si fa apprezzare anche dai palati più raffinati.
La sala, che il Rotarian Gourmet reputa della massima importanza, alla pari della cucina, è diretta da Angelo Demichele, che a vederlo lavorare sembra un direttore d’orchestra, concentrato su ogni strumento, per evitare qualsiasi stonatura.
Un’esperienza, quella che si fa da Tuccino, in perfetta sintonia con la filosofia del bien vivre e del servizio per gli altri, sui quali è fondato il Rotarian Gourmet. Per queste ragioni non poteva non essere un “Amico del Rotarian Gourmet”